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autore
brano
 
Cicerone
I doveri, III, 16
 
originale
 
[16] Itaque iis omnes, in quibus est virtutis indoles, commoventur. Nec vero, cum duo Decii aut duo Scipiones fortes viri commemorantur, aut cum Fabricius, aut Aristides iustus nominatur, aut ab illis fortitudinis aut ab his iustitiae tamquam a sapiente petitur exemplum; nemo enim horum sic sapiens, ut sapientem volumus intellegi, nec ii, qui sapientes habiti et nominati, M. Cato et C. Laelius, sapientes fuerunt, ne illi quidem septem, sed ex mediorum officiorum frequentia similitudinem quandam gerebant speciemque sapientium.
 
traduzione
 
16. Perci? tutti coloro nei quali vi ? una naturale propensione alla virt?, ne sono attratti. Infatti, quando si ricordano come uomini coraggiosi i due Deci o i due Scipioni, o quando si d? l'appellativo di 'giusto' a Fabrizio o ad Aristide, non si richiede un esempio da quelli di fortezza o da questi di giustizia come da un sapiente; giacch? nessuno di questi fu sapiente a tal punto da corrispondere al nostro modello di sapiente, n? quelli che furono ritenuti e chiamati sapienti, Marco Catone e Gaio Lelio, furono veramente tali, e neppure i famosi sette, ma dall'applicazione assidua dei doveri relativi avevano una certa somiglianza e apparenza di sapienti.
 

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